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Jessica
Responsabile corsi Advanced Consulting
La valutazione del rischio rumore identifica la presenza di fonti acustiche sul luogo di lavoro che possono mettere a rischio la salute dei lavoratori esposti.
Rispetto ad altre classi di rischio, i danni da rumore vengono, a volte, sottovalutati, considerando che i termini di causa-effetto non sono immediatamente visibili (come per un incendio o una caduta).
Tuttavia, gli effetti lesivi della salute sono numerosi e di varia natura: dall’ipoacusia, ovvero la diminuzione della capacità uditiva (che può portare fino alla perdita totale d’udito) al coinvolgimento dei sistemi neuroregolatori centrali e periferici (apparato cardiovascolare, endocrino, sistema nervoso centrale ed altri).
Il rumore disturba, inoltre, le comunicazioni verbali e la percezione di segnali acustici di sicurezza, provocando fatica mentale, minore efficienza nel rendimento lavorativo e interferenze sul sonno e sul riposo.
È fondamentale, perciò, predisporre una valutazione di impatto acustico professionale e mirata alle condizioni del luogo di lavoro specifico. Vediamo come fare e quando è obbligatoria.
Valutazione del rischio rumore: normativa
La normativa sul rischio rumore, che regola i termini di condotta e di sicurezza, comprende:
- D.Lgs. 81/08: Misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori;
- D.Lgs. 195/06: Attuazione della direttiva 2003/10/CE relativa all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore).
Ad integrazione, vi sono poi i seguenti riferimenti tecnici:
- UNI EN ISO 9612:2011 “Acustica - Determinazione dell'esposizione al rumore negli ambienti di lavoro - Metodo tecnico progettuale”: norma che descrive un metodo tecnico progettuale per la misurazione dell'esposizione al rumore dei lavoratori nell'ambiente di lavoro e il calcolo del livello di esposizione sonora. Ai fini della legislazione vigente, la norma è da considerarsi complementare alla UNI 9432;
- UNI 9432:2011 “Acustica - Determinazione del livello di esposizione personale al rumore nell’ambiente di lavoro”: revisione della UNI 9432:2008, norma finalizzata a valutare i livelli di esposizione giornaliera, settimanale e di picco utilizzabili per gli adempimenti previsti dalla legislazione vigente.
La valutazione del rischio rumore rientra negli obblighi del Datore di lavoro, che deve inserire tale prospetto nella redazione del DVR (Dichiarazione di Valutazione dei Rischi) aziendale.
Genericamente, la categoria rumore viene definita come un suono che provoca una sensazione sgradevole, di origine sia naturale sia artificiale.
Un’alta esposizione al rumore nei luoghi di lavoro può causare gravi danni e comporta le malattie professionali statisticamente più significative, ovvero ipoacusia e sordità. In base al grado di esposizione, è possibile considerare due distinte situazioni che possono creare danni all’apparato uditivo:
Sul luogo di lavoro si distinguono, in genere, due categorie di suoni o rumori:
Come fare la valutazione del rischio rumore
In termini di grandezza fisica, il rumore è un fenomeno vibratorio che genera un’onda sonora misurabile e quantificabile attraverso due parametri principali:
Gli effetti nocivi del rumore sull’uomo dipendono da tre fattori:
1) intensità del rumore;
2) frequenza del rumore;
3) durata nel tempo dell’esposizione al rumore.
Per la valutazione del rischio rumore, il Datore di lavoro deve rivolgersi a un tecnico, che misura i vari fattori di rumore presenti sul luogo di lavoro.
In base alla gravità di rischio identificata, si distinguono:
- valutazione del rischio rumore senza misurazioni: nei casi in cui l’esposizione al rischio rumore sia trascurabile, richiede solo alcune rilevazioni standard per poter escludere il superamento dei limiti;
- valutazione del rischio rumore con misurazioni fonometriche: viene effettuato un controllo approfondito con particolari rilevazioni acustiche, che tengono in considerazione diversi fattori presenti sul luogo di lavoro.
Un documento completo di valutazione dell’esposizione del rischio rumore include:
1. definizione dei limiti di esposizione;
2. fattori che possono accentuare il rischio (vibrazioni, rumori impulsivi, etc.);
3. presenza di aree e macchine a forte rischio;
4. interazione tra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni di sicurezza;
5. informazioni sull'emissione di rumore fornite dai costruttori;
6. prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l'orario di lavoro normale;
7. informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria (ad esempio per la presenza di lavoratori particolarmente sensibili al rumore);
8. valutazione dell’efficienza ed efficacia dei DPI-uditivi (Dispositivi di Protezione Individuale).
Valutazione del rischio rumore: quando è obbligatoria
Come accennato, la valutazione del rumore deve confluire nel più generale Documento di valutazione dei rischi.
La responsabilità per tale documento è del Datore di lavoro che, di concerto alle figure professionali previste nei casi di legge (RSPP, Medico Competente, RLS), elabora un prospetto dei possibili rischi sul luogo di lavoro e le relative misure di prevenzione e messa in sicurezza.
L’obbligatorietà della valutazione rumore segue, perciò, quella del DVR, ovvero può riguardare tutte le aziende che hanno almeno 1 dipendente o collaboratore esposto a fonti di rumore.
Anche i termini temporali per la valutazione del rischio di esposizione al rumore risponde alle stesse condizioni del DVR; oltre a queste, per gli agenti fisici quali il rumore, l’art.181 comma 2 del D. Lgs. 81/08 precisa che “la valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata con cadenza almeno quadriennale”.
L’esito della valutazione del rumore viene obbligatoriamente inserito nei seguenti documenti, se presenti:
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